Intervista a Mari D’Agostino: “le informazioni non sembrano scritte per chi ha bisogno”

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In un’intervista rilasciata al «Redattore Sociale», Mari D’Agostino direttrice di ItaStra / Scuola di Lingua Italiana per Stranieri dell’Università di Palermo, racconta il significato di una esperienza decennale a Palermo che non è soltanto di formazione linguistica ma soprattutto di ascolto e comprensione dei bisogni dei tantissimi giovani migranti, uomini e donne, che sono stati protagonisti di corsi e progetti d’inclusione socio-culturale. Oggi, in un contesto di emergenza a causa del coronavirus, il nuovo orizzonte d’impegno di ItaStra è sul fronte della comunicazione sociale, pensata per dare risposte semplici e comprensibili in una lingua – ovvero in tante lingue – che non sia solo una traduzione del linguaggio burocratico ufficiale, che spesso finisce con l’escludere proprio chi ha più bisogno di essere informato e sostenuto.

Coronavirus e migranti, “le informazioni non sembrano scritte per chi ha bisogno”
«Redattore Sociale», 17 aprile 2020

D. — Come dovrebbe essere la comunicazione nel rapporto tra bisogni e risposte?
R. — Il problema fondamentale è che le informazioni non sembrano veramente scritte per chi ne ha bisogno. Eppure, basterebbe puntare su dei contenuti elementari molto semplici in cui, in relazione al tipo di bisogno, si spiega il percorso da seguire per essere concretamente aiutato. Non possiamo avere una comunicazione espressa, invece, in un linguaggio burocratico che può essere compreso solo dagli addetti ai lavori. Non si tratta, quindi, solo di tradurre in altre lingue, ma proprio di cambiare prospettiva partendo dai bisogni di chi cerca l’informazione. I bisogni sono diversificati non sono tutti eguali.
D. — Come si può semplificare la comunicazione?
R. — Occorre una maggiore attenzione al tipo di messaggio da inviare, a come viene veicolato e alla diffusione che se ne vuole dare. La comunicazione pubblica deve essere accessibile a tutti. Soprattutto in questo momento che le persone sono più sole le informazioni devono essere ancora più dirette ai destinatari senza prevedere l’aiuto di una figura esterna che fa da intermediario. Soltanto in questo modo si può parlare di una buona comunicazione che va chiaramente a beneficio di tutta la società.
D. — Con alcuni giovani di ItaStra che tipo di lavoro state facendo?
R. — Sì, in queste settimane, con alcuni giovani migranti che frequentano il Laboratorio di Comunicazione di ItaStra, abbiamo iniziato un lavoro sulla consapevolezza dei problemi, che finora è stato molto utile e che siamo certi darà i suoi frutti anche quando usciremo da questa emergenza. Con loro, infatti, è nato il gruppo informativo su facebook Vim (Vite In Movimento) per il momento dedicato al Coronavirus mirato alla situazione palermitana ma anche canale per la produzione di campagne di sensibilizzazione. L’attività si inserisce nell’ambito del progetto FAMI “L’italiano per comunicare, lavorare, partecipare” con capofila ItaStra e il coordinamento della comunicazione di Pluralia.

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